Covid-19, come riconoscere i sintomi delle nuove varianti Cerberus e Gryphon

Non sembra che le nuove sottovarianti di omicron causino malattie più gravi, ma attenzione a naso che cola e disturbi intestinali
Covid19 Cerberus e Gryphon come riconoscere i sintomi delle nuove varianti
Cecilie_Arcurs

Le parole di questi giorni: Covid-19, Cerberus e Gryphon. A SARS-CoV-2 piace cambiare. E omicron, la variante del ceppo originale che ancora stra-domina il panorama epidemiologico mondiale, si fa notare per aver dato origine a una ormai lunga serie di sotto-varianti che sembra facciano a gara a sorpassarsi a vicenda per contagi. Le ultime che hanno attirato l’attenzione di esperti e media sono BQ.1 e XBB, altrimenti note come Cerberus e Gryphon. Appellativi che richiamano inquietanti bestie mitologiche, ma cosa c’è di nuovo? Spoiler: quasi niente.

Cerberus e Gryphon

Come già vi avevamo raccontato nelle scorse settimane (qui e qui), l’avanzata di Covid-19 con Cerberus e Gryphon era attesa. Cerberus, in particolare, presenta due mutazioni di interesse sulla proteina spike (K444T e N460K), a cui si aggiunge una terza mutazione in un sito antigenico chiave (R346T) nel sottolignaggio BQ.1.1.

Le informazioni ufficiali reperibili sui siti dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) e dello European center for disease prevention and control (Ecdc) sono che, secondo le prove attualmente disponibili, le sottovarianti BQ.1 e XBB non sono molto diverse l’una dall’altra né differiscono in modo così marcato dalle varianti di Sars-Cov-2 da cui derivano. Tuttavia, nel corso del mese di novembre sono emersi dati che fanno ritenere plausibile che entrambe siano più immunoevasive, ossia riescano a superare con più facilità le difese immunitarie delle persone, e che dunque il rischio di reinfezione sia più elevato rispetto alle altre sottovarianti di omicron che stanno circolando.

Nuovi sintomi

Questo le rende automaticamente più pericolose? No. Per il momento non ci sono dati che indichino che l’infezione di Cerberus o di Gryphon diano esito a una malattia (Covid-19) più grave o più mortale. Rispetto a quanto avveniva in passato, come le altre versioni di omicron anche BQ.1 e XBB sembra che colpire soprattutto le alte vie respiratorie, con sintomi simil-influenzali. Dapprima congestione nasale, mal di gola e forti mal di testa, che possono portare con sé tosse, dolori muscolari e febbre. In Francia, dove Cerberus sta avanzando rapidamente, tra i sintomi più comuni ci sono anche disturbi intestinali, mentre nei casi più gravi si registrano difficoltà a respirare e alterazione del ritmo cardiaco.

Secondo Fabrizio Pregliasco, direttore sanitario dell’istituto Galeazzi di Milano, intervistato da Repubblica, di questi tempi e con queste sottovarianti è indicato procedere a un tampone di controllo già alle prime avvisaglie di malattia, senza aspettare che la febbre si alzi sopra i 38 gradi centigradi, perché le probabilità che si tratti di Covid-19 sono molto elevate. L’esperto sottolinea come già da tempo non ci si possa basare sulla perdita di gusto e olfatto come segni distintivi di un’infezione da Sars-Cov-2 (questi ormai sono sintomi poco frequenti). In ogni caso - conclude - è un errore considerare Covid-19 come solo un raffreddore: “l’infezione Covid va diagnosticata”.