la recensione

Santocielo, che è successo a Ficarra e Picone?

Sono una coppia comica che, caso raro, al cinema è riuscita a portare film spesso realmente divertenti, a volte addirittura sensati e ora invece sembra finita nel baratro delle solite commedie italiane
Santocielo

Ficarra e Picone non hanno una grande stima della società, cioè delle singole persone quando sono tutte insieme e devono prendere delle decisioni o farsi un’opinione. L’avevamo capito bene già vedendo L’ora legale. Santocielo lo ribadisce nel momento in cui viene fecondato con il prossimo messia un uomo. L’errore lo fa un angelo sbadato, propostosi come volontario per questa missione sulla Terra sperando in un avanzamento di carriera che lo allontani dal noioso lavoro di smistare alle richieste e implorazioni degli umani. La questione verrà nascosta fino a che sarà possibile, quando poi il pancione comincerà a vedersi, il fatto che a portarlo è un uomo scatenerà una curiosità morbosa e ingestibile, cioè scatenerà il peggio nelle persone, le bestialità più idiote e problemi di lavoro e vita sociale per tutti i coinvolti.

Nonostante ci sia Dio, ci siano gli angeli, addirittura un nuovo messia (dopo che nel film precedente, Il primo Natale Ficarra e Picone avevano raccontato del messia originale) e diverse idee sui media e sulla società, Santocielo è in realtà un film sull’inversione dei sessi, su un maschilista incorreggibile (Ficarra) a cui tocca in sorte di fare il percorso di una donna. L’idea è giusta e la prospettiva sembra anche quella più corretta, peccato che Santocielo sia estremamente confuso nei suoi intenti e, cosa realmente grave, molto poco incisivo con l’umorismo. Ficarra e Picone nella maggior parte dei casi sono riusciti a trovare nei propri film una forma coerente e divertente per le loro gag, nate nel cabaret. Stavolta tutto sembra spento e anche i caratteristi, di cui storicamente hanno sempre fatto buon uso, non funzionano. Non è che il film non faccia ridere (anche), è che ci prova poco.

Il fatto di far subire a un uomo tutto quello che di solito tocca subire alle donne, a partire dal fatto che tutti intorno a lui sembrano avere una chiara opinione riguardo quel che dovrebbe fare con il suo corpo fino ai più convenzionali e stereotipati sbalzi di umore, non è mai veramente messo a frutto. Il fatto di poterlo fare con l’umorismo apre porte gigantesche di grottesco ma anche di ironia cattiva e possibilmente pungente. Santocielo non le vuole attraversare quelle porte e si tiene sempre in un territorio sicuro. E quindi poco divertente. Tutto quello che potrebbe essere devastante è trattato come una piccola notazione irrilevante di fronte ad altri intrecci a cui il film dà più peso, anche se sembrano meno interessanti.

È il caso della storia d’amore parallela tra l’angelo caduto in Terra (Picone con parrucca biondissima) e una suora. È esterna al tema portante del film e condotta con una blanda banalità che invece lo spunto non avrebbe. Perché lei, una suora, sembra vedere in lui qualcosa di estremamente attraente, pensa di stare deviando dal percorso che ha scelto per la sua vita, pensa cioè di stare perdendo la fede, e non sa che invece quell’attrazione è proprio dovuta a quella fede. Ma il film è come se non ci leggesse tutto questo o se non gli interessasse, preferendo fare una storiella d’amore e imbarazzi convenzionali.

Allora l’unica cosa che rimane vagamente interessante è questa strana rappresentazione del paradiso con finalità apertamente cristiane. Perché quando nei film si vedono gli angeli o l’al di là, solitamente non viene fatto da un punto di vista credente, ma più da uno mitologico. Non serve certo essere fedeli per scrivere o dirigere un film in cui ci sia l’intervento divino o gli angeli o ancora il demonio, sono in fondo anch’esse figure archetipe e rispondono a funzioni narrative. In Santocielo però ci sono proprio in ballo questioni cristiane, come l’aborto o per l’appunto una suora innamorata o ancora la tendenza degli esseri umani a invocare l’aiuto divino per questioni estremamente triviali. E anche se queste situazioni sono prese in giro come di solito il cinema apertamente cristiano non fa, cioè senza nessuna deferenza o adorazione, lo stesso Santocielo non fa che ribadire un punto di vista cristiano. Magari progressista (prende in giro direttamente Dio, interpretato da un prosaico Giovanni Storti), ma comunque cristiano. Che in un paese cattolico che non si manifesta praticamente mai come tale al cinema è una sorpresa.