Tutto l'amore per la Terra nelle storiche immagini dallo Spazio
Era il 14 febbraio 1977, quando partì la Voyager 1. La sonda aveva abbandonato il suo ultimo obiettivo, Titano, nel 1980 e la sua compagna gemella aveva da poco concluso il Grand Tour planetario che l’aveva portata a visitare i giganti ghiacciati Urano e Nettuno alla fine degli anni ‘80. Con il sorvolo di Titano, la Voyager 1 aveva abbandonato per sempre il piano su cui orbitano i pianeti, raggiungendo la velocità di fuga dalla gravità del Sole. Il 14 febbraio 1990, il giorno di San Valentino, Carl Sagan chiese alla Nasa di far ruotare un’ultima volta quella sonda e per l’ultima volta accendere la sua fotocamera. Da quella posizione privilegiata, a una distanza di oltre 6 miliardi di chilometri, la Voyager 1 ruotò, e immortalò la Terra dalla distanza più grande da cui mai l’abbiamo guardata. Nacque così la Pale Blue Dot, una delle immagini più importanti della storia dell’esplorazione spaziale, una dichiarazione d’amore al nostro pianeta che si palesava, anche da quella distanza, come il punto di luce più bello che potessimo immaginare. E non è stata l'unica dichiarazione arrivata da lontano…
NASA/JPL/Voyager01Pale Blue Dot
Qui rielaborata nel 2020 per il 30esimo anniversario, la Pale Blue Dot mostra una Terra grande appena un decimo di un pixel, minuscola, e la fortuna volle che questo decimo di pixel fosse incorniciato da un raggio di luce. Era solo un riflesso nelle ottiche interne della sonda, ma metteva in luce la minuscola casa dell’umanità, disperse nel vuoto del cosmo. Carl Sagan, nel libro omonimo del 1997 “Pale Blue Dot: A Vision of the Human Future in Space” commentò questa immagine con alcune delle più belle parole della storia dell’astronomia (si possono ascoltare qui, lette dall’autore).
NASA/JPL/MER/Spirit02Da un altro mondo
Uno dei nostri vicini planetari, Marte, è sempre stato nei nostri obiettivi d’esplorazione. Eppure, anche da lì, una delle cose più belle che abbiamo potuto fare è stato fotografare il nostro, di pianeta. Un astro luminoso che appena si intravede nell’atmosfera polverosa di Marte. L’autore è il piccolo rover Spirit, che la ottenne al suo 63esimo giorno marziano di missione, nel marzo 2004.
NASA/Apollo 803Earthrise
Vigilia di Natale del 1968, Bill Anders, astronauta della missione Apollo 8 ottenne la prima immagine della Terra dall’orbita lunare scattata da un essere umano. Apollo 8 era una delle tante missioni preparatorie per l’allunaggio e i suoi astronauti non sono scesi sulla superficie. Earthrise, l’alba della Terra, è una delle immagini più iconiche dell’era Apollo, che mostra la Terra in tutta la sua bellezza.
NASA/ESA/ASI/Cassini-Huygens04Il giorno in cui la Terra sorrise
19 luglio 2013, la sonda Cassini era in orbita già da 9 anni attorno a Saturno, studiando il signore degli anelli in lungo e in largo. 4 anni dopo avrebbe concluso la sua missione passando tra quegli anelli e schiantandosi sulle nubi del gigante gassoso. Ma quel giorno, una fotografia fu dedicata alla Terra. Di nuovo, un punto di luce, questa volta incorniciato dagli anelli di Saturno. Da un miliardo e mezzo di chilometri, si poteva anche intravedere la Luna, come un debolissimo puntino a fianco alla Terra. La fotografia venne chiamata “il giorno in cui la Terra sorrise”.
NASA/Apollo 1705Blue Marble
Nel 1972 gli astronauti della missione Apollo 17 Ron Evans o Harrison Schmitt ottennero una delle prime immagini della Terra completamente illuminata. Si trovavano a 29400 chilometri dalla superficie e il loro obiettivo era la Luna. Nessun essere umano ci sarebbe più tornato dopo quella missione. La Blue Marble è una delle fotografie più riprodotte nella storia, probabilmente per via della sua bellezza, della struggente fragilità con cui si mostra la Terra, avvolta dal vuoto dello spazio.
